Visita Lanzo.
San Pietro in Vincoli.
La Chiesa Parrocchiale di San Pietro in Vincoli sorge sulla sommità del Monte Buriasco. Si ha notizia della sua presenza già a partire dal XI secolo. Gian Giacomo de’ Medici, padrone di Lanzo, nel 1542 decise di abbattere il luogo religioso per fare spazio alle opere difensive di un castello minacciato dall’avanzata delle truppe francesi. Prima di lasciare Lanzo, Gian Giacomo Medici cercò di porre rimedio ai danni della demolizione, destinando 10.000 scudi per la ricostruzione, che fu affidata alle cure del nipote Carlo Borromeo. Alle intenzioni di Gian Giacomo Medici non corrispose opera e così i lanzesi già nel 1559 fecero ribenedire il terreno, con l’obiettivo di ricostruire San Pietro nello stesso luogo dove sorgeva fino a diciassette anni prima. I lavori procedettero a rilento e solamente nel 1591 tutto fu pronto per la riapertura della Chiesa sulla sommità del monte. La cerimonia avvenne in un martedì di inizio giugno, in data 4, giorno di maggiore afflusso di persone a Lanzo per la concomitanza del mercato. Della vecchia Chiesa di San Pietro in Vincoli si sa che era più corta dell’edificio attuale, visti i pesantiinterventi architettonici registrati nell’Ottocento, sotto la direzione e la guida pastorale don Tagna e del Beato Albert. Sul lato destro v’era anche il cimitero, ma cinque sepolcri privati, riservati alle famiglie di Lanzo più in vista, erano posti sotto gli altari laterali, mentre presso il pulpito c’era una tomba comune, utilizzata per seppellire chi non poteva essere tumulato nella terra ghiacciata, durante gli inverni più rigidi. Oggi San Pietro in Vincoli si presenta come edificio in stile neogotico, eredità dei rimaneggiamenti ottocenteschi; soprattutto nella facciata rivolta verso Germagnano, si possono ancora vedere tracce degli interventi susseguitisi nei secoli. Il complesso venne completato con l’aggiunta del campanile, la cui costruzione durò tredici anni, con lavori conclusi nel 1885.
La chiesa è a tre navate, con la centrale ampia ed illuminata, grazie alla luce che filtra dalla cupola. L’altare marmoreo, in stile barocco, ed il pulpito, in legno dorato, intagliato con episodi della vita di San Pietro, sono i due pezzi più pregiati di un ambiente in cui spiccano gli interventi artistici firmati da Giuseppe Guglielmino. La pala della “Liberazione di San Pietro dal carcere”, posta sopra l’altare maggiore, è probabilmente di un discepolo di Beaumont, dono di Giuseppe Cacherano Osasco della Rocca, signore di Lanzo nel Settecento. Contrariamente ad altre chiese, i maggiori tesori di San Pietro in Vincoli si trovano in una navata laterale, quella destra. L’opera artisticamente più importante è ubicata sul primo altare dopo l’ingresso. Qui è custodita la tela commissionata a inizio Seicento da Bartolomeo Bonesio a Carlo Saraceni, detto il Veneziano. La tela, datata 1614, raffigura San Francesco che riceve le stigmate: fu un dono che Bonesio volle fare ai frati Cappuccini, il cui convento sorse in zona confinante con la Chiesa Parrocchiale. Rimase presso il convento fino al 1896, poi venne sistemata provvisoriamente presso la parrocchiale, da cui non si mosse più. Una teca conserva reliquie di San Giovanni Bosco. La navata destra, in cui spicca una cupola con affreschi rappresentanti scene della Passione di Gesù e la Sacra Sindone, viene chiusa dall’altare dedicato al Cuore di Maria, in legno laccato e dorato, con colonne tortili che incorniciano un dipinto raffigurante Maria con Gesù in grembo. Davanti all’altare è posta la tomba di Federico Albert, beatificato da San Giovanni Paolo II il 30 settembre 1984. La chiesa parrocchiale di Lanzo ospita anche opere provenienti dall’Eremo Camaldolese; il quadro di San Romualdo e Bonifacio è forse il reperto più interessante; la tela venne donata dal Conte Gaspare Graneri della Rocca, sul cui terreno fu edificato il monastero. L’autore del dipinto è Giovanni Francesco Sacchetti, che volle fissare su tela un episodio della vita di San Romualdo, fondatore dei Camaldolesi: il santo è intento ad inviare San Bonifacio in missione in terra magiara. Si presume che il quadro sia una replica di una tela che Andrea Sacchi, nel 1631, dipinse per la chiesa romana di Sant’Antonio.